lunedì 29 giugno 2009


Il mediatore familiare, in una serie di incontri (10-12), aiuta padre e madre a comunicare efficacemente sui figli, a trovare soluzioni realistiche, a stabilire accordi condivisi e duraturi che consentano ai figli di crescere sereni e agli adulti di svolgere responsabilmente il comune compito genitoriale. La mediazione familiare è riservata e protetta dal segreto professionale.

La Mediazione Familiare

LA MEDIAZIONE FAMILIARE: ORIGINE E SVILUPPI

La mediazione familiare intesa come nuova chiave di lettura per i conflitti deve la sua origine ad interessanti tentativi esperiti nelle diverse aree geografiche e in contesti legislativi attinenti al diritto di famiglia. L’idea di fondo è che si possa procedere ad una degiuridigizazzione di alcune forme delle varie tipologie conflittuali senza ricorrere in modo diretto ed elusivo al diritto civile invocato in aula. Ciò nasce dalla constatazione che la prassi giudiziale quasi sempre non favorisce un giusto epilogo alla fine di un rapporto di coppia, sia da un punto di vista della salvaguardia dell’emotività che della situazione economica.
In effetti i soggetti del divorzio, agito esclusivamente in aula, vivono una deriva affettiva nella nuova loro dimensione. Rimangono sempre attuali i problemi risolti solo apparentemente in sede giudiziale, con provvedimenti inesorabilmente subiti più che responsabilmente accettati e condivisi.
La mediazione familiare è un intervento specializzato di counselling che sta conoscendo oggi in Europa una notevole espansione.
La mediazione familiare è una metodologia di aiuto alla coppia in un momento particolare del ciclo vitale della famiglia, cioè in un momento di crisi. Essa può essere utilizzata nei vari momenti del processo di crisi: nella fase della presa di decisione (se separarsi o meno), nella fase legale della separazione, nella fase post-sentenza, durante il lungo processo di elaborazione psicologia del "lutto", in occasione della revisione dell’affidamento dei figli: comunque l’intervento di mediazione familiare è strettamente collegato con la decisione della separazione.
La mediazione riapre uno spazio comunicativo all’interno della coppia separata, permettendo di ridefinire confini e relazioni e quindi di raggiungere accordi che siano fondati, stabili il più possibile nel tempo perché nati da una consapevolezza; spesso accade, invece, che gli accordi legali siano generici e superficiali o, in caso di elevata litigiosità, siano delegati dalla coppia ad un terzo esterno, cioè ad un giudice, che si assume, utilizzando strumenti talvolta non adeguati, la responsabilità decisionale che di fatto spetterebbe ai genitori.
Essa offre alla coppia un contesto strutturato, con la presenza di un terzo elemento neutrale, "il mediatore", atto a favorire le potenzialità evolutive della crisi e del conflitto, anche in funzione dello sviluppo e della maturazione dei figli, rendendo i genitori protagonisti delle decisioni che riguardano la relazione affettiva ed educativa con i figli. Elemento centrale di ogni mediazione è quindi l’assunzione o la riassunzione della responsabilità genitoriale da parte della coppia ed il rifiuto della delega ad un terzo, sia esso un giudice o un consulente.
Il legame familiare viene “rigenerato dal conflitto” e caratterizzato in modo nuovo, allo scopo di permettere alle persone coinvolte di continuare ad avere fiducia nei legami e vivere nella speranza e nella possibilità di allacciare nuove relazioni positive.
Il corretto ed equilibrato svolgimento della prestazione resa dal mediatore familiare sulla base di un rapporto fiduciario con l’utente-coppia,richiede che essa soddisfi una serie di requisiti a priori rappresentati dalle regole deontologiche, da standard di qualità, da un sistema di controllo e da figure specifiche di responsabilità, tali da consentire l’esatto adempimento dell’obbligazione di mezzi e non di risultato, quale è appunto la prestazione resa dal mediatore familiare. E’ utile ricordare anche la “Carta Europea sulla formazione del m.f. in materia di separazione e divorzio”, del 1992 che, all’art.4, p.II, richiama il Codice deontologico dell’A.P.M.F. (Association pour la promotion de la mediation familiale). A tale Carta si rifanno l’A.I.M.S. e la S.I.Me.F.e tutte le Associazioni che aderiscono al relativo Forum Europeo.

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Giuseppa Calò